Previati, Gaetano
Gaetano Previati, di estrazione piccolo borghese, studia presso la Scuola di belle arti di Ferrara, dove è allievo di Gerolamo Domenichini e di Giovanni Pagliarini. Chiamato sotto le armi a Livorno tra il 1873 e il 1876, si sposta l’anno successivo a Firenze e frequenta saltuariamente lo studio di Amos Cassioli. Nel 1877 si trasferisce a Milano per iscriversi all’Accademia di Brera, diviene allievo di Giuseppe Bertini e ne frequenta il corso di pittura fino al 1880. Gli esordi sono segnati da una pittura legata al romanticismo storico, di cui è esempio il dipinto Gli ostaggi di Crema (Firenze, Pitti), con cui vince il concorso Canonica. Spunti tratti dalla letteratura romantica e dall’opera lirica ispirano il Valentino a Capua, esposto a Torino nel 1880, il Tirem innanz del 1886 (distrutto nel corso della seconda guerra mondiale) e il Paolo e Francesca del 1887 (Bergamo, Accademia Carrara). Il fascino esercitato sulla sua pittura dalle opere di Domenico Morelli e Tranquillo Cremona si riflette nell’Ecce homo (1878-79) e in Dolor Materno (1881). Il superamento delle esperienze neoromantiche si accompagna ai primi contatti con l’ambiente scapigliato e soprattutto all’amicizia con Luigi Conconi. Tali stimoli si riflettono nella scelta di nuovi filoni tematici di cui sono esempio le Fumatrici d’oppio (1887: Piacenza, Galleria d'Arte Moderna), in cui il gusto orientaleggiante si coniuga con precoci suggestioni decadenti. La sintonia di Previati con una cultura volta all’indagine della dimensione notturna, del sogno e del mistero, è attestata dalla sua precoce conoscenza di un testo chiave in quest’ambito, i Racconti di Edgar Poe, che egli illustra tra il 1887 e il 1890. Nel 1889 aveva conosciuto Vittore Grubicy che lo introduce nell’ambiente divisionista e in quegli anni stringe amicizia con Giovanni Segantini. Subisce il fascino del pre-raffaellismo, in particolare delle opere di Dante Gabiele Rossetti. Esordisce alla Triennale di Brera del 1891 con la discussa Maternità (Novara, Banca Popolare di Novara), opera con cui Previati formula una proposta molto originale e innovativa circa gli sviluppi del tema sacro in ambito simbolista. Eseguito con tecnica divisionista, il dipinto accentua il carattere spirituale del soggetto, dissolvendone la forma, attraverso lunghi filamenti colorati e luminosi. Incompresa a Milano, la tela gli vale l’invito a Parigi al Salon della Rosa-Croce nel 1892, esperienza che lo pone a confronto con il clima ricco di apporti stimolanti e contraddittori del simbolismo europeo. Tramite V. Grubicy, Previati risulta in contatto anche con la cultura inglese e in particolare con le teorie estetiche di Ruskin, la cui eco ispira numerose composizioni a partire da I funerali di una vergine del 1895, esposta in quello stesso anno alla Biennale di Venezia (collezione privata). Della sua vasta attività grafica è indicativa l’illustrazione dei Promessi Sposi, impresa di grande impegno avviata nel 1891, ma divenuta ufficiale solo nel 1896, data in cui l’artista vince il concorso nazionale per la nuova edizione Hoepli dell’opera. Le difficoltà economiche che segnano questi anni vengono in parte risolte dal contratto stipulato con V. Grubicy nel 1898. In questo periodo iniziano i primi soggiorni in Liguria, a Lavagna, in coincidenza dei quali la sua tavolozza si arricchisce di nuovi accordi cromatici. Appartengono a questi anni La danza delle Ore (1899), allegoria del tempo e dello spazio infinito, e gli studi per le Stazioni della Via Crucis (1898-1900). Una consistente presenza di sue opere alla Mostra di Arte Sacra di Lodi nel 1901, ne accresce la notorietà come autore di soggetti sacri. Alberto Grubicy ne sollecita la partecipazione alle principali manifestazioni artistiche europee: nel 1902 alla Secessione di Berlino e alla Collettiva al Palazzo delle belle arti di Milano, nel 1905 alla Quadriennale di Monaco dove viene premiato con medaglia d’oro. Alla Biennale veneziana del 1907 realizza con altri artisti l’ambizioso progetto della «Sala del Sogno» e, in quello stesso anno, partecipa alla mostra divisionista organizzata da A. Grubicy a Parigi. Nel frattempo esegue rappresentazioni simboliche e allegoriche, quali L’Eroica (trittico, 1907: Roma, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra) e La Notte, Il carro del sole, Il Giorno (trittico, 1907: Milano, Camera di Commercio). Il suo accordo con V. Grubicy, scaduto nel 1908, viene rinnovato nel 1911 e a questo periodo appartengono La caduta degli Angeli (trittico, 1912: Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), e La creazione della luce (1913: ivi). Una feconda e significativa attività di teorico e trattatista si affianca, e per certi aspetti supera, quella della pratica artistica. Tra le sue opere: Memorie sulla tecnica dei dipinti (1896), La tecnica della pittura (1905), Principî scientifici del divisionismo (1906) e Della pittura, tecnica e arte (1913). Nel 1917 gli eventi tragici legati alla perdita della moglie e del figlio interrompono bruscamente la sua attività creativa e la mostra a lui dedicata nel 1919 a Milano appare già come una celebrazione postuma.
(fonte: Virginia Bertone in Storia dell’arte Einaudi)
Cresciuto in ambiente piccolo borghese particolarmente devoto, dopo i primi studi alla Scuola di Belle Arti di Ferrara e la frequentazione dello studio fiorentino di A. Cassioli (1876-77), passò all'Accademia di Brera a Milano, dove seguì i corsi di G. Bertini. Il suo esordio ufficiale alle esposizioni di Brera con gli Ostaggi a Crema (1879, Milano, Brera) mostra l'adesione tematica e stilistica di Previati al gusto accademico tardo-romantico (adesione che persistette sino alla Via Crucis a fresco nel cimitero di Castano Primo, Milano, 1888). Parallelamente il rapporto con l'ambiente degli scapigliati gli offrì sollecitazioni diverse e più aggiornate (Il bacio, 1889, collocazione ignota), aprendogli la conoscenza del simbolismo e del decadentismo europei (illustrazioni, mai edite, per i racconti di E.A. Poe, 1887-90). L'accostamento di Previati al divisionismo, promosso dall'incontro con V. Grubicy (1889) e anche dall'amicizia con G. Segantini, si tradusse sul piano tecnico-stilistico nell'adozione di una stesura filamentosa pressoché monocroma, lontana dalle analisi ottico-cromatiche di Segantini e di G. Pellizza da Volpedo; e sul piano concettuale in uno spiritualismo mistico-simbolico faticosamente cerebrale. Entrambi gli aspetti compaiono già nella celebre Maternità del 1891 (Novara, Banca Popolare di Novara); fu in occasione dello scandalo scoppiato all'esposizione di quest'opera che Grubicy coniò, per definire la pittura di « idee » di Previati, il termine di « ideismo ». Il quadro fu esposto nel 1892 anche nella Galleria Durand-Ruel di Parigi alla mostra del circolo artistico dei Rosa-Croce nel cui decadentismo misticheggiante, Previati dovette trovare conferma al proprio greve simbolismo. Ciò è evidente nelle opere del decennio 1890-1900, dalle serie del Re Sole (in varie collezioni private milanesi) e di Viaggio nell'azzurro (Milano, Civica Raccolta d'Arte Moderna; Genova, Coll. Doria) sino alle quattordici tele della Via Crucis (1901-02, Milano, coll. priv.): vagheggiamento di una moderna arte sacra, ma in realtà dipendente dai modelli tedeschi di W. von Uhde e di L. Corinth. Più validi appaiono i coevi dipinti di ricerca naturalistico-formale, dal Prato (1890, Firenze, Galleria d'Arte Moderna) ai paesaggi liguri dipinti nei ripetuti soggiorni a Lavagna dal 1901. L'irriducibile tendenza alla « pittura grande », di gigantesco impegno anche dimensionale, si tradusse in allegorie come il Trittico del giorno (Milano, Camera di commercio) del 1907, anno in cui l'artista partecipò anche all'organizzazione della Sala del Sogno alla Biennale veneziana, come i pannelli per la sala di musica di Casa Grubicy (1908, Gardone, Vittoriale degli italiani), e come la Caduta degli angeli e la Creazione della luce (1912-13, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna).
Promosso da Grubicy campione e teorico del divisionismo, Previati fu celebrato anche dai futuristi in chiave antiverista e antinaturalistica quale « precursore in Italia della rivoluzione idealista » (U. Boccioni). Il recente approfondimento degli studi sul divisionismo italiano, particolarmente in occasione della mostra milanese del 1970, ne ha però precisato la posizione ritardataria, provinciale e velleitaria rispetto alla piena consonanza di Segantini e di Pellizza da Volpedo con le coeve poetiche simboliste e postimpressioniste in Europa.
(fonte: Enciclopedia Europea Garzanti)