Matisse, Henri
Studiò diritto a Parigi, ma già a vent'anni cominciò a dipingere (prima opera Natura morta con libri, 1890, Parigi, collezione privata) e nel 1891 si iscrisse all'Académie Julian; frequentò poi l'Ecole des Beaux Arts, dove fu allievo di G. Moreau e conobbe G. Rouault, quindi l'Ecole des Arts Décoratifs, dove incontrò A. Marquet.
Per consiglio di Moreau fece lunga pratica sugli antichi maestri, eseguendo una ventina di copie al Louvre: studiò gli olandesi del Seicento. J.-B.-S. Chardin. J.-B.-C. Corot, gli impressionisti (scoperti attraverso il legato Caillebotte al Museo del Lussemburgo), i postimpressionisti, P. Gauguin e V. Van Gogh.
Le opere dei primi anni (molte nature morte, qualche paesaggio, vedute di Nôtre-Dame e del ponte Saint-Michel dalla finestra del suo studio) rivelano in vario modo queste esperienze, ma già mostrano la sua attenzione al colore e al suo uso lirico ed espressivo.
Nel 1904 passò l'estate a Saint-Tropez ed ebbe la prima e fondamentale rivelazione della luce mediterranea, che sarà la luce della sua pittura; è di quell'anno Lusso calma voluttà (Parigi, collezione privata), che si fonda sulla tecnica divisionista ma contiene già i principi del cromatismo puro e dinamico del fauvisme.
Nell'anno successivo infatti dipinse a Collioure, dove si recò nell'estate con A. Derain, un gruppo di opere che, esposte al Salon d'Automne insieme con dipinti di M. de Vlaminck, Derain, A. Marquet, O. Friesz. H.-Ch. Manguin ecc., suscitarono quello scandalo in seguito al quale fu dato al gruppo il nome di fauves (Finestra a Collioure, New York, collezione J. H. Whitney; Donna con cappello, San Francisco, collezione W. A. Haas; Paesaggio di Collioure, Copenaghen, Museo Statale).
La concezione pittorica di Matisse, basata esclusivamente sul colore, fa in questi anni testo per tutta l'esperienza fauve: uso del colore in sé, per il suo impatto sui sentimenti e per la sua funzione espressiva non naturalistica, costruzione dello spazio per mezzo del colore, luminosità del colore; lo stesso Matisse definisce il fauvisme come « ricerca d'intensità nel colore, lasciando la materia indifferente; e reagisce contro la diffusione del tono locale nella luce. La luce non è eliminata, ma espressa per mezzo di un accordo di superfici intensamente colorate ».
La poetica di Matisse è fissata: al principio di imitazione che aveva sin qui dominato l'arte, compresi gli impressionisti, egli sostituisce il principio di partecipazione; non dipinge l'oggetto, ma il sentimento suggerito dalla sua contemplazione.
Intanto grandi collezionisti cominciarono a interessarsi alla sua opera: gli americani Leo e Gertrude Stein e i russi S.I. Scukin e A.I. Morozov; egli dipinge Gioia di vivere nel 1905-06 (Merion, PA, Barnes Foundation), Il lusso nel 1907 (Parigi, Mus. Nat. d'Art Mod.), La tovaglia: armonia in rosso nel 1908 e i due pannelli per la casa di Scukin, La danza e La musica, nel 1910 (opere quest'ultime tutte a Leningrado, Museo dell'Ermitage).
La sua poetica e la sua azione si pongono agli antipodi rispetto a Picasso, che in quegli anni sta impostando i principi del cubismo: istinto lirico contro costruzione razionale, spazio creato dal colore contro spazio creato dalla scomposizione plastica delle forme, vibrazione luminosa contro ascetismo luminoso, bidimensionalità contro multidimensionalità.
Il lavoro di Matisse tra il 1910 e il 1916 si fonda infatti sempre più su alcune idee rivoluzionarie: eliminazione della terza dimensione, di ogni contrasto tra luce e ombra, di ogni differenza tra interno ed esterno, stesura di una luce intatta, omogenea, che agisce con uguale intensità in ogni punto e pone ogni cosa sullo stesso piano: l'opera diventa così una superficie piana, senza un centro, in cui ogni punto è centro, e priva di limiti; ma non per questo astratta.
Questi principi sono percettibili in opere eseguite nel 1911, quali Lo studio rosso (New York, Mus. of Modern Art), Interno con melanzane (Grenoble, Mus. de Peinture et de Sculpture), I pesci rossi (Mosca, Museo Puškin).
Nel 1910 Matisse compì un viaggio a Monaco con Marquet per studiare la mostra d'arte musulmana; nel 1911-12 fu in Marocco.
Tra il 1914 e il 1916, l'organizzazione degli elementi compositivi secondo una struttura più rigorosamente geometrica e l'accentuazione delle valenze espressive rivelano nelle sue opere un avvicinamento al cubismo sintetico: ne sono testimonianza Marocchini e La lezione di piano (entrambi 1916-17, New York, Mus. of Modern Art). Nel 1917 si stabilì a Nizza.
Da questo momento cominciò, alla luce mediterranea che Matisse rese protagonista della sua opera, la lunga stagione della maturità in cui predominano i temi delle « odalische », dei « nudi ». degli « interni con finestre ».
Questo degli « interni » fu uno dei suoi temi tipici e significativi: ogni cosa ora, nella sua pittura, diventa « interno ». spazio chiuso, appiattito, « decorativo », anche le finestre, che non sono un'apertura sul paesaggio, ma un modo di rendere « interno » (decorazione, quadro) anche il paesaggio (Donna con ombrello, 1919, Solothurn, collezione S. Kocker; Interno con fonografo, 1924, New York, collezione A. Lasker; Odalisca appoggiata a una poltrona turca, 1928, Parigi, Mus. d'Art Mod. de la Ville; Il vestito giallo, 1931, Baltimora, Mus. of Art).
Tra il 1931 e il 1933 l'artista compose, su commissione, la grande decorazione in tre pannelli La danza (prima versione 1931-32, Parigi, Mus. d'Art Mod. de la Ville; seconda versione 1932-33, Merion, PA, Barnes Foundation).
Negli anni dell'immediato dopoguerra la pittura di Matisse subì un ulteriore processo di sintesi e di semplificazione formale, accentuò ancor più la bidimensionalità, realizzando così la sua vecchia intenzione di ottenere «un accordo vivente di colori, un'armonia analoga a quella di una composizione musicale» (Il silenzio abitato delle case,1947, collezione privata; Grande interno rosso, 1948, Parigi, Mus. Nat. d'Art Mod.).
Gli ultimi anni furono occupati quasi solo dalla pratica dei papiers découpés o temperas découpées, sorta di collage formati da ritagli di carta colorata a toni puri e molto intensi, con i quali Matisse ottenne composizioni splendenti (La parrucca e la sirena, 1952, Parigi, collezione privata; Tristezza del re, 1952, Parigi, Mus. d'Art Mod.) fin quasi ai limiti dell'astrattismo (La lumaca, 1953, Londra, Tate Gallery).
Ma la grande impresa di questo periodo fu la creazione della Cappella del Rosario per le domenicane di Vence: oltre al progetto architettonico, si devono a Matisse i disegni per l'altare, le suppellettili, le vetrate, tutte le decorazioni e le sculture.
Matisse fu anche scultore: il catalogo della sua opera plastica consta di circa sessanta sculture, eseguite tra il 1898 e il 1952 con due periodi di più intensa attività, 1900-10 e 1925-30.
La sua opera più famosa è il bassorilievo Nudo di schiena, bronzo scolpito in quattro variazioni, rispettivamente del 1910 circa, del 1913 circa, del 1916-17 e del 1930 (Londra, Tate Gallery); si possono seguire in esse i passaggi del suo linguaggio plastico verso una progressiva stilizzazione, astrazione e semplicità delle forme.
Lasciò anche una vastissima opera grafica e incisa; fu straordinario illustratore di opere letterarie (Poesie di S. Mallarmé, 1932; Uìisse di J. Joyce, 1935; Lettere portoghesi, 1946; Jazz, 1947, testo di Matisse stesso e papiers découpés; Poemi di Charles d'Orléans, 1950).
Dopo la sua morte apparve, nel 1972, la raccolta degli interventi teorici e critici Scritti e propositi sull'arte.
(fonte: Roberto Tassi in Enciclopedia Europea Garzanti)