L’Arno alla Casaccia

Giuseppe Abbati, L'Arno alla Casaccia
Autore: 
Abbati, Giuseppe (1836-1868)
Titolo: 
L’Arno alla Casaccia
Periodo: 
XIX secolo
Datazione: 
non datato (1862 - 1863 circa)
Classificazione: 
Dipinto
Tecnica e materiali: 
Olio su tela
Dimensioni (altezza x larghezza in centimetri): 
23,6 x 47,6
Luogo di conservazione: 
Pinacoteca Corrado Giaquinto, Bari, Italia
Acquisizione: 
Donazione Grieco
Identificativo: 
1824 | 16 00220862 [Codice univoco ICCD]

Provenienza:

Proviene, insieme ad altri tre quadri della collezione Grieco - Boldini, Ritratto del pittore Alessandro Lanfredini, Fattori, Alberi e Lega, In villeggiatura - dalla celebre raccolta di Enrico Checcucci, Firenze.

Descrizione:

Esistono altre due versioni del dipinto: una, la più grande (DINI, 1987, p. 261, n. 75), piuttosto vedutistica e narrativa; l'altra, la più piccola e indub­biamente la più poetica, con una barca e la figura di un barcaiolo al centro (ibidem, p. 260, n. 73). La più importante variazione nel nostro quadro con­siste nel cambiamento delle condizioni atmosferiche. Il bel tempo è passato e grosse nuvole viola annunciano un temporale; sullo sfondo ancora una zona limpida e chiara. La barca è stata tempestivamente portata a riva e la Casaccia, in tutta la sua mole volumetrica, si presenta come motivo principale.
L'Arno alla Casaccia, alle porte di Firenze, non lontano dalla Bellariva, fu uno dei luoghi frequentati assiduamente dai macchiaioli, come dimostrano le numerose opere che ritraggono questo luogo, La Casaccia esiste ancora oggi, anche se deturpata e manomessa da un recente restauro.
Per quanto riguarda la datazione, Carandente propone l'anno 1864 per l'esecu­zione di tutte le tre versioni, cercando di stabilire anche una cronologia (in cat. Roma 1956, p. 114); Durbé invece, identificando il dipinto L'Arno presso Firen­ze, esposto alla Promotrice fiorentina del 1863, con una delle rappresentazioni della tela L'Arno alla Casaccia, si esprime con decisione per il periodo che va dal­l'autunno del 1862 alla primavera del 1863 (in cat. Firenze 1976, p. 182). Recentemente Giuliano Matteucci, in seguito al ritrovamento di una secon­da versione del nostro dipinto, ma firmato Arturo Moradei, ha voluto attri­buire il quadro della collezione Grieco allo stesso Moradei, "di cui è noto lo stretto sodalizio con Abbati" (MATTEUCCI, in cat. Ottocento italiano, 1996­1997, p. 16). Non ho potuto esaminare il quadro di Moradei, tuttavia mi sembrano del tutto opinabili le ragioni dello studioso, non sostenute da un' analisi critica approfondita, che lo hanno portato al cambio di attribuzio­ne: "una descrittività leggermente pittoresca, lontana dalla facoltà di sintesi e di geometria compositiva proprie di quell'artista" (ibidem, p, 15).
Nell'ultima pubblicazione dedicata al pittore, non si tiene proprio conto delle obiezioni di Matteucci e il nostro dipinto viene giudicato "un primo approccio al motivo" (DINI F, in cat. Castiglioncello 2001, p. 31).

Bibliografia:

  • Milano, Galleria Pesaro, 1929 = Pittori italiani dell’Ottocento nella raccolta di Enrico Checcucci, catalogo (vendita) della mostra, prefazione di Emilio Cecchi, Galleria Pesaro, Milano 1929, p. 11, n. 22, tav. l.
  • Comanducci Agostino Mario, I pittori italiani dell’Ottocento. Dizionario critico e documentario, Milano 1934, tav. I.
  • Farese Sperken Christine, La collezione Grieco. 50 dipinti da Fattori a Morandi, Pinacoteca Provinciale di Bari, Bari 1987, p, 20, n. 2, tav. p. 21.
  • Dini Piero, Giuseppe Abbati. L’opera completa, Torino 1987, p, 260, n. 74.
  • Matteucci Giuliano, Falsi, falsari e falsificazioni nella pittura italiana dell’Ottocento, in Ottocento italiano, pittori e scultori, a cura di Maurizio Agnellini, Milano 1996, pp. 15-16.
  • Giuseppe Abbati, catalogo della mostra, a cura di Francesca Dini e Carlo Sisi, Castiglioncello 2001, p. 31.

(Christine Farese Sperken - http://www.pinacotecabari.it)