Gonzalès, Eva

Eva Gonzalès
Cognome: 
Gonzalès
Nome: 
Eva
Luogo di nascita: 
Parigi
Data di nascita: 
1849
Luogo di morte: 
Parigi
Data di morte: 
1883
Nazionalità: 
Francese
Biografia: 

 

Eva Gonzalès, 1874 circa, da un album posseduto da Édouard Manet, Bibliotèque nationale de France, ParisEva Gonzalès, figlia di Emmanuel Gonzalès, noto romanziere spagnolo naturalizzato francese, e di una musicista, la pittrice Eva Gonzalès nacque a Parigi nel 1849. Cresciuta in un ambiente culturalmente assai stimolante (casa Gonzalès era frequentata da alcuni dei giornalisti e letterati più in vista dell’epoca), anch’essa precocemente attratta dall’arte, nel 1865 cominciò a prendere lezioni dal ritrattista Charles Chaplin, che era ad uso tenere corsi di pittura riservati alle donne. Tra le prime, interessantissime prove, possiamo annoverare Le chignon (1865-70), in cui la pennellata è ancora assai posata ed accademica ma ove già si possono riconoscere la grazia delle pose che ne caratterizzeranno la pittura.

Nel 1869 conobbe Édouard Manet, che rimase a tal punto affascinato sia dalla grazia e bellezza della giovane, sia dal suo promettente talento da accettarla come sua allieva, unica che abbia mai avuto. Meno di un anno dopo aver conosciuto Berthe Morisot ed aver stretto con lei tanto saldi legami di affetto e stima da far ampiamente sparlare le malelingue più solerti, Manet parve, anche se per breve tempo, aver trovato una nuova musa che, se non in sostituzione, andava a porsi sullo stesso piano di Morisot e che per un po’ in parte la soppiantò anche dal ruolo di modella (cfr. Ritratto di Eva Gonzalès, 1870). È risaputo che tutto ciò infiammò l’aperta gelosia di Berthe, come ci è tra l’altro attestato dal suo epistolario; presto però Manet rinsavì dall’ubriacatura dell’improvviso entusiasmo, e già dal 1872, quando Eva cominciò ad affermarsi e ad essere artisticamente più autonoma, il suo rapporto si fece di nuovo più esclusivo con Berthe, della quale probabilmente aveva anche riconosciuto l’innegabile superiorità artistica rispetto alla sua pur dotatissima pupilla.

Frattanto Eva apprendeva con zelo e profitto gli insegnamenti del maestro e già nel 1870 riuscì ad esporre al Salon, evento con cui il suo successo decollò. Ma la sempre più fervente rivoluzione impressionista che stava per scoppiare non mancò di influenzare anche lei, che a partire dal 1872 sviluppò uno stile del tutto personale, alquanto assimilabile a quello di quegli artisti “ribelli” ed innovatori e che produsse i suoi migliori risultati nella tecnica a pastello. In realtà Gonzalès non partecipò a nessuna delle otto esposizioni impressioniste, ma per comunanza di stile fu fin da subito associata a loro dall’opinione comune.

La dipendenza stilistica dal maestro fino al 1872 è evidentissima; dopo risulta più assimilata, ma l’impronta manetiana rimane pur sempre abbastanza evidente ad un occhio attento. Opere come L’istitutrice (1877-78), En bateau (1875-76), Risveglio mattutino (o Il sogno, 1877) o Colazione sull’erba (1880-82) mostrano chiaramente la loro dipendenza rispettivamente dalle opere di Manet La ferrovia (1872-73), In barca ad Argenteuil (1874), Olympia (1863) e Colazione sull’erba (1863); in particolare la tela intitolata Enfant de troupe (1870) si presenta come un’innegabile interpretazione del bellissimo Pifferaio di reggimento (1866), di cui riprende anche la divisa e specialmente il berretto, tuttavia ridipinto attraverso il filtro di Goya e Velasquez, cui tanto dovette lo stesso Manet e che evidentemente erano parte integrante del sangue di Gonzalès. Anche lei si cimentò poi in un tema molto caro a Renoir, le spettatrici a teatro sui palchi (cfr. Il palco, 1874 e La prima serata a teatro, 1880 ca.), e con il suo Palco al Théâtre des Italiens (1874) pare per l’appunto citare il pittore di Limoges, per simile gusto del nero e per la posizione della donna leggermente reclinata di lato ed in avanti a mostrare l’ondulata scollatura, nonché per la presenza di un accompagnatore: il tutto è però inquadrato da più lontano, quasi a voler far nuovamente concentrare lo spettatore sull’insieme della scena piuttosto che sulla sola protagonista.

Norbert Goeneutte (1854-1894), Ritratto presunto di Eva Gonzalès di profilo, Olio su tavola, cm. 23 x 14, Collezione privataNotevoli prove Eva Gonzalès produsse anche nelle nature morte (che insieme ai ritratti ed alle scene di quotidianità urbana erano i suoi soggetti preferiti), i cui fiori spesso presenti sono certamente debitori delle peonie di Manet (cfr. Due peonie bianche ed un paio di forbici, 1864 ca.) e delle molte rose di Renoir: la più toccante fra tutte è la Scarpette bianche (1879-80), in cui il candido brillore della seta delle pantofole illumina inaspettato lo sfondo scuro ed il broccato sui toni del rosso e del grigio, mediato in ciò dal dialogo col rosa spento e delicato del fiore.

La tavolozza spesso tendente allo scuro di questa pittrice si schiarisce invece fortemente nei pastelli, che fin dalle prime prove furono tra le sue realizzazioni più apprezzate. La dipendenza da Degas è fortissima ed a tal proposito ci limiteremo a suggerire un confronto tra Una modista (1882-83) di Gonzalès e La modista (1882) del pittore parigino: simili sono la visione di scorcio dall’alto, medesimo l’effetto di osservazione discosta e quasi nascosta da parte dello spettatore: la pittrice vuole al solito concentrare tutto l’interesse sulla scena e così cela al nostro sguardo i volti delle due protagoniste, una intenta forse a chiedere consiglio ad un’amica, l’altra ad acconciare il cappello sui capelli della cliente; il tutto si svolge con estrema naturalezza, senza pose e col vantaggio della visione “dal buco della serratura”, per dirla con Degas, mentre l’intera scena è scandita da un equilibrato gioco di richiami cromatici: il marroncino dei due abiti, il giallo del cappello e di guanti e capelli della commessa, il blu del nastro ripreso più o meno alla stessa altezza dal vaso in alto a destra.

Con estimatori del calibro di Zola e Castagnary ed il susseguirsi anno dopo anno di sempre nuove esposizioni, la carriera di Eva Gonzalès sembrava destinata a divenire sfolgorante. Ma nel 1883, a pochissimi giorni dalla morte di Manet (cui era sempre rimasta molto affezionata), lutto che la sconvolse profondamente, a soli 34 anni morì per un’embolia durante il parto. Due anni dopo, nel 1885, fu allestita una retrospettiva di 88 opere presso il “Salon de La Vie Moderne”.

(fonte: Alessio Costarelli - https://web.archive.org/web/20170327170032/http://www.clammmag.com/les-g...)