Formis, Achille
La vera storia di Achille Befani Formis (1830-1906)
di Elisabetta Staudacher
Milano, luglio 2020
Archivio storico Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente
A tutti coloro che hanno voglia di faticare per far riemergere dal passato tracce di storia perdute nel tempo
Nel corso di ogni indagine tra i suoi documenti, l’archivio della Permanente si rivela un luogo carico di suggestioni in cui poter trovare infiniti spunti di approfondimento riguardo tante personalità pronte a narrare, attraverso le carte, le proprie vicende di artisti, di mecenati, di collezionisti e di amanti del bello, raccontandoci sogni, aspettative, delusioni, che sin dalla metà dell’Ottocento hanno contribuito ad arricchire l’arte italiana e la sua storia.
La peculiarità di questo archivio risulta dall’intreccio di fondi diversi1, di realtà culturali differenti eppure per certi aspetti simili, appartenenti a due associazioni create a più di vent’anni di distanza l’una dall’altra con finalità solo in parte divergenti, in una Milano capitale morale del neo Stato unitario, in cui venivano consolidandosi decisivi processi di rinascita culturale e sociale. La Società per le Belle Arti e l’Esposizione Permanente di Belle Arti, infatti, uniscono le loro forze nel 1883 in un’unica società, tuttora esistente, per perseguire insieme un sogno, uno spazio espositivo proprio in cui accogliere le suggestioni creative contemporanee aperte a sperimentazioni artistiche.
Tra i numerosi artisti che hanno partecipato in prima persona alla storia della Permanente raccontiamo oggi la storia di Achille Befani Formis (1830 – 1906), la cui vicenda artistica affiora dalle diverse realtà documentarie custodite nel nostro archivio con un rilievo da protagonista e secondo molteplici sfaccettature.
Ma chi era costui? Pittore di paesaggi lacustri e fluviali, di marine e di scene di genere campestri, di lui rimangono, sia in raccolte pubbliche che private suggestioni paesaggistiche del nord e sud Italia, particolari esotici catturati nel magico mondo mediorientale, vedute veneziane cariche di una luce tersa capace di descrivere con tocco analitico tanti piccoli dettagli. In molti casi l’ingresso delle sue opere in collezioni museali si deve non a lasciti postumi e a donazioni, bensì a premi riconosciutigli in vita e ad acquisti ministeriali o della famiglia reale effettuati mentre Formis era in piena attività.
Chiare note di apprezzamento, quindi, che si aggiungono alle numerose acquisizioni avvenute a favore dei soci della Permanente. Eppure, dopo la sua scomparsa, una polvere sempre più fitta ha coperto il suo nome e il suo operato, in parte proprio per suo volere visto che, poco prima di morire sceglierà gli amati spazi espositivi della Permanente quale luogo deputato a ospitare un’asta postuma al fine di disperdere opere, oggetti, arredi provenienti dal suo studio2.
Oggi Achille Befani Formis è poco noto al grande pubblico, come in verità succede per tanti altri suoi colleghi vissuti nel secondo Ottocento, un periodo particolare questo, caratterizzato da un’intensa produzione artistica sollecitata da un nuovo mercato alimentato soprattutto dal ceto medio borghese e affrancata dalla committenza ecclesiastica e nobiliare.
Il fatto che la Permanente sia nata da una società promotrice di belle arti con l’intento di facilitare l’incontro tra pittori e scultori con possibili acquirenti, agevolando la compravendita di opere in una Milano ancora sprovvista di un circuito di gallerie d’arte3, permette spesso di ritrovare nel suo archivio tracce ancora inesplorate dell’operato di numerosissimi artisti. Così è successo per Befani Formis della cui vita sono giunte a noi poche notizie e per di più labili, incomplete e scorrette, a partire dall’anno di nascita, il 1830, e dall’utilizzo dello pseudonimo Formis, che in realtà è il cognome materno4. Proprio per questo è stato interessante reperire in archivio vari elementi che, incrociati con altre fonti utili ad offrire in questa sede un quadro più chiaro e completo, hanno permesso di delineare un primo sintetico ma ben definito profilo non solo di parte dell’attività artistica ed espositiva del pittore, ma anche del suo carattere di persona concreta, acuta, mai invadente e ben introdotta nell’ambiente culturale lombardo. Un artista a tutto tondo che non si è curato solo della propria gloria, ma che ha contribuito a un vantaggio commerciale collettivo e a un arricchimento intellettuale cittadino. Molte sono state le iniziative da lui proposte e sostenute per ricordare e onorare pittori, scultori e musicisti scomparsi, per contribuire a delle buone cause, per diffondere la cultura appoggiando valide espressioni artistiche.
Gli esordi napoletani tra pittura e canto
La sua pittura rivolta in particolare al paesaggio, si distingue inizialmente per la ricercatezza meticolosa del dettaglio appresa alla scuola di paesaggio di Gabriele Smargiassi presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli che inizia a frequentare all’età di quattordici anni5.
Un maestro, il suo, che riprende il paesaggio di composizione con quinte scenografiche raffigurando una natura ancora in parte idealizzata. Poco incline all’arte dell’insegnamento, dai racconti di Francesco Paolo Michetti emerge una incapacità di Smargiassi nell’incoraggiare all’arte i suoi allievi e Saverio Altamura nella sua autobiografia annota: «Alle sue belle qualità d’uomo socievole e garbato accoppiava, come maestro, delle qualità negative (…): nutriva simpatia per quei giovani che giuravano sulla sua parola, ed astio per quelli che se ne allontanavano»6.
Potrebbe celarsi in questo atteggiamento di ostilità davanti alla volontà di cercare una personale strada espressiva uno dei motivi che spingono il giovane Achille a lasciare Napoli nonostante il promettente esordio espositivo alle Biennali Borboniche dove debutta nel 1848 con il dipinto Il Vesuvio veduto da Posilipo7, a cui fa seguito, nel 1851, un Paesaggio premiato con medaglia d’argento8.
Nel suo peregrinare per un’Italia ancora divisa e in acceso conflitto politico, egli si dedica al canto lirico e si esibisce come basso sui palcoscenici di diversi teatri utilizzando il cognome materno. Porta avanti questa attività fino al 1867 concludendola al Teatro alla Scala dove canta nel Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini e nel Romeo e Giulietta del compositore francese Charles Gounod9.
A quell’epoca vive già da sette anni a Milano con la seconda moglie10 Teresa Bellini, ballerina milanese sposata a Bologna nel 1859, e con la figlia Luigia Laura Rosa detta Gigia nata nel 186011. All’arrivo a Milano, è registrato all’anagrafe con il solo cognome Befani, di professione cantante, mentre nel 1866, alla nascita della secondogenita Laura, scomparsa a un anno, risulta “Beffani – Formis”, di professione pittore.
I suoi rientri a Napoli sono sporadici, forse ci passa quando si reca a Palermo per esibirsi al teatro Bellini, viaggio di cui rimane qualche testimonianza pittorica in un’opera, Ruderi antichi sulle coste della Sicilia, esposta a Brera nel 1867 e scelta dalla Società per le Belle Arti di Milano per gli acquisti sociali. Si tratta di un quadro di transizione in cui certa critica - “La Perseveranza” – ne elogia il «moto, prima condizione dell'arte (…) perocché il moto è vita», mentre un’altra voce - “La Lombardia” - boccia l’eccessiva fedeltà con cui Formis ha copiato certi dettagli.
L’artista dipinge dal vero già da qualche anno, seguendo le indicazioni introdotte per la prima volta alla scuola di paesaggio dell’Accademia di Brera da Gaetano Fasanotti, titolare di quella cattedra tra il 1860 e il 1864. Come gli riconosce la stampa milanese nel 1865, Befani Formis si sta impegnando per entrare nella rosa dei migliori paesaggisti, genere sempre più in espansione.
Nel 1877 egli torna nella sua città di origine per l’Esposizione Nazionale di Belle Arti e vende al re d’Italia Angolo della fontana del Sultano Ahmed (Napoli, Museo di Capodimonte). Durante il soggiorno napoletano realizza alcune vedute che espone alla rassegna braidense. Strada verso Pompei viene acquistata per 500 lire dalla Società per le Belle Arti con un ribasso di 200 lire dalla prima richiesta, mentre l’Esposizione Permanente sceglie Torre del Greco. Dalla visita di quei luoghi nasce anche L’ultima lava, Napoli, un paesaggio di taglio orizzontale dalle tinte contrastanti tra il chiarore della strada sterrata su cui transita un carretto trainato da un cavallo con un gruppetto di persone che si fermano a salutare altri contadini appena incontrati, e la roccia lavica che copre i pendii su cui sorge una casupola bianca. Sullo sfondo il profilo del Vesuvio celato in parte da foschia e neve. Esposto alla promotrice torinese nel 1879 e, a seguire, alla braidense dove viene comprato dal re, il quadro appartiene oggi alle collezioni della Provincia di Milano ed è conosciuto con il titolo Ritorno, motivo per cui in passato è stato erroneamente scambiato con un altro acquisto reale, Ritorno al piano (Banca Popolare di Sondrio)12.
Milano
La città ambrosiana diventa di fatto la casa di Befani Formis da cui egli si allontana solo per brevi periodi. Impegnato a cogliere dal vero la bellezza di laghi e monti e della vita campestre, l’artista diviene ben presto uno dei principali interpreti del naturalismo lombardo attraverso una pittura originale, piacevole e fresca, di fatto autonoma da scuole e maestri. Egli si distingue per la capacità di osservare il vero e di comporlo sulla tela con linee eleganti per compiacere l’occhio dell’osservatore in spazi armoniosamente equilibrati e con effetti di luce dalle tinte ammalianti.
A Milano Befani Formis continua a vivere anche dopo il trasferimento a Bologna, nel 1888, della figlia Gigia, assieme al marito, il giornalista emiliano Ugo Pesci e alla nipotina Vittoria, avvenuto tre anni dopo la morte della moglie Teresa. Egli sente il fervore della città e segue da vicino le sue iniziative. Oltre alla Permanente e, prima ancora, ai due sodalizi da cui essa è nata, l’artista si associa ad altre realtà come la Società Artisti e Patriottica partecipando a diverse edizioni delle esposizioni natalizie, frequenta l’atelier di Eleuterio Pagliano e il suo entourage di allievi e amici, stringe un rapporto lavorativo e amicale con i Ricordi e con altre famiglie di imprenditori e amanti dell’arte e della musica.
Nel 1860, appena trasferitosi nella capitale lombarda, Befani Formis riprende a dipingere e intraprende un’assidua partecipazione alle rassegne d’arte contemporanea che si tengono con cadenza annuale nelle sale del Palazzo di Brera divenendo socio onorario dell’Accademia di Belle Arti13. Quell’anno vi si presenta con uno dei pochi quadri di “attualità” realizzato nella sua lunga attività pittorica: Un avamposto dell'armata di Garibaldi nelle vicinanze di Milazzo per celebrare l’operato dei Mille contro le truppe borboniche comunicando indirettamente il suo schieramento politico. Nel 1863, dopo un’assenza alle due edizioni precedenti, comincia a farsi notare dalla critica e nasce un rapporto, che si rivelerà molto intenso, con la Società per le Belle Arti che si protrarrà anche dopo la mutazione in Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente.
Formis intuisce, infatti, che offrendo a quella associazione le proprie tele in mostra, non tanto a un costo inferiore a quello richiesto in sede espositiva, come da prassi prevista da regolamento, ma addirittura al «prezzo che l’Onorevole Commissione vorrà accordarmi»14 avrà maggior probabilità di cedere i quadri proprio a quel sodalizio che, ogni anno, fin dalla sua fondazione, grazie ai contributi associativi, compra un certo numero di opere esposte al Palazzo di Brera appartenenti a vari artisti per poi estrarle a sorte tra i suoi facoltosi azionisti: nobili e alto borghesi, professionisti e enti cittadini.
In effetti, accontentandosi inizialmente di pochi guadagni, l’artista si vede acquisire nel corso degli anni ben diciannove opere, un numero elevatissimo, raggiunto solo da pochi altri colleghi. Scorrendo l’elenco scritto a mano sul registro degli acquisti sociali che riporta oltre al titolo, all’anno e al prezzo d’acquisto, anche i nomi dei soci beneficiari, notiamo altisonanti vincitori quali il principe Umberto di Savoia, il senatore del Regno Tullo Massarani, critico d’arte, e il Municipio di Milano e ripercorriamo alcuni passaggi chiave della evoluzione pittorica e delle tematiche affrontate da Befani Formis15.
Già al primo acquisto sociale la fortuna arride al nostro pittore, infatti il suo Interno di un bosco, seppur pagatogli solo 170 lire rispetto alle 340 lire indicate sul catalogo della mostra della promotrice torinese dove il quadro viene presentato prima che a Brera, va in sorte a Eugenia Richard, moglie di Giulio, proprietario dello stabilimento di porcellana di San Cristoforo, uno dei centri all’avanguardia della Milano manifatturiera di metà secolo e suocera di Federico Mylius, altro abile imprenditore e cultore delle belle arti.
Alla nascita della Esposizione Permanente di Belle Arti, a fine 1869, Befani Formis, annoverato tra i primi soci e membro del giurì artistico16, fa la conoscenza di Mylius che diventerà presidente dell’ente e ne guiderà la fusione con la Società per le Belle Arti sugellata, nel 1883, dalla fondazione dell’attuale Permanente e dalla costruzione della sede sociale ed espositiva sita in via Principe Umberto, ora via Turati.
La famiglia Mylius mostra di apprezzare la pittura di Formis tanto che Hermann, cugino di Federico, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi a Milano nel 1881 compra per 1.600 lire il quadro Tra i monti.
Questa mostra viene organizzata nell’ambito dell’Esposizione Industriale Nazionale per volontà e insistenza di Mylius e del direttivo dell’Esposizione Permanente, una realtà nata per offrire agli artisti un luogo, poi individuato sotto i portici del cortile interno del Palazzo del Senato, dove presentare i propri elaborati durante tutto l’arco dell’anno senza dovere attendere la mostra di Brera né sottoporsi al giudizio di una commissione legata all’Accademia di Belle Arti. Alla prima mostra di questa associazione, tenutasi nel marzo del 1870, Formis espone cinque opere tra cui Il letto del fiume Lambro presso Canzo, uno splendido e luminoso paesaggio di misure importanti e con una quotazione tra le 700 e le 1.000 lire. Il dipinto viene riproposto pochi mesi dopo all’annuale esposizione braidense e scelto, per 800 lire, dalla Commissione per gli acquisti di Brera - Giovanni Strazza, Giosuè Argenti, Francesco Hayez e Giuseppe Bertini - con i fondi dell’Esposizione per le collezioni dell’Accademia. In quella sede, dove è impegnato come membro della Commissione per l’ordinamento dell’Esposizione, Formis presenta anche quattro soggetti orientali tra cui Villaggio arabo, acquistato per 900 lire dalla Società per le Belle Arti ed andato in sorte al principe Umberto di Savoia.
Suggestioni dal vicino Oriente
Il tema orientalista trova spazio nella pittura di Achille Befani Formis durante un viaggio tra il nord Africa e la Turchia effettuato nel 1868 che contribuirà a portare un maggior equilibrio nella luminosità delle sue tele.
Abile colorista e valente e accurato disegnatore, amante della tranquillità montana che descrive con vera poesia, con questa esperienza estera arricchisce il suo repertorio dedicandosi a tele in cui riesce a cogliere la quiete suscitata dagli spazi immensi desertici come la vivacità delle figurine brulicanti attorno alle eleganti fontane moresche.
I soggetti orientalisti, affiancati a quelli ispirati alla natura lombarda, caratterizzano la sua produzione per diversi anni ottenendo ottimi risultati come alla Mostra Nazionale di Parma del 1870, dove vince una medaglia di bronzo, e a eventi organizzati fuori dai confini italiani dalla Esposizione Permanente di Belle Arti.
La prima esperienza di collaborazione dell’associazione milanese con l’estero avviene nel 1872 quando la direzione, guidata dallo scultore Alessandro Rossi, stringe un accordo con Louis Friedrich Sachse, litografo e titolare di una società d’importazione di opere d’arte straniere a Berlino inviandogli una serie di opere di suoi affiliati e attendendone a sua volta altre di artisti tedeschi da proporre nella sede di Milano.
I quadri maggiormente apprezzati dal venditore berlinese sono Fra un capitolo e l’altro di Gerolamo Induno, Marina di Steffani e Alle acque dolci, una veduta del Bosforo di Formis acquistata per 760 lire, cifra ribassata rispetto alla richiesta iniziale – 1.000-1.300 lire -, come si evince da una lettera di Rossi a Sachse del 12 maggio 1872 in cui si fa presente che «siffatte riduzioni si allontanano interamente dalle ordinarie nostre consuetudini e furono fatte dagli artisti pel desiderio di farsi meglio conoscere, essendo stati informati che le loro opere saranno poste nel vos. Circolo del Nord, e ciò anche dietro vive sollecitazioni della scrivente che desidera sommariamente di addivenire a qualche primo affare colla di Lei spettabile Società»17.
Le quotazioni di Formis in effetti stanno salendo e lui stesso è maggiormente sensibile ed esigente riguardo questo argomento. Lo troviamo infatti primo firmatario, assieme ai colleghi Pietro Michis, Guido Ricci, Luigi Steffani, Sebastiano De Albertis, Carlo Jotti, Mosè Bianchi di Lodi, Gio Batta Ferrari, Domenico Pesenti e altri, di una richiesta datata 22 settembre 1871 e indirizzata alla direzione della Società per le Belle Arti nella quale si domanda, invano, di porre fine alla consuetudine di pubblicare negli atti sociali i prezzi delle opere acquistate in quanto non corrispondenti ai valori di mercato18. Non si tratta però di un segnale di avidità, tanto è vero che Befani Formis continua a sostenere in modo generoso diverse edizioni dell’iniziativa “Doni di Capo d’Anno” istituita dall’Esposizione Permanente di Belle Arti cedendo a quella società quadretti e acquerelli a prezzi contenuti per essere poi dati in sorteggio agli azionisti19.
Esposizioni Universali
Nel 1873, dopo l’esperienza berlinese, Alessandro Rossi decide di recarsi personalmente a Vienna per allestire un ufficio di rappresentanza negli spazi dedicati all’Esposizione Universale, seguendo la vendita delle opere d’arte a lui affidate e il rimpatrio di quelle invendute20.
Befani Formis manda tre lavori: Paesaggio con macchiette, L’ora del pasto (Campagna romana), e Una passeggiata sul Lago di Varese, che potrebbe essere una variante dell’opera già proposta nel 1872 alla mostra nazionale di Milano con il titolo Ritorno da una refezione sul lago di Varese. In effetti, a chiara dimostrazione del successo riscosso, di questo soggetto si conoscono almeno tre versioni, due delle quali, pressoché identiche, si differenziano principalmente per le dimensioni.
Del dipinto presentato a Brera, la critica apprezza non solo il piacevole soggetto con le tipiche imbarcazioni lombarde dai tendoni arcuati e graziose signorine che sono accompagnate nella gita da «amabili zerbinotti», ma anche la scelta di dipingere delle macchiette di dimensioni abbastanza grandi da permettere una maggiore finitezza dei dettagli, senza però invadere eccessivamente lo spazio della tela21.
Alla mostra di Vienna l’artista è ormai conosciuto come uno dei più piacevoli e felici interpreti della bella natura, amante di soggetti dalla tranquilla vaghezza e caratterizzati da una luce morbida.
Dopo un lungo e complesso lavoro organizzativo, nel 1875 è la volta della Esposizione Internazionale di Santiago del Cile: la Esposizione Permanente di Belle Arti, sempre nella persona di Rossi, ottiene la procura da parte di numerosi artisti italiani per seguire la spedizione e la vendita delle opere esposte.
Formis gli scrive una missiva: «Con questa mia lascio piena facoltà di trattare come se fossero suoi i quadri da me spediti all'Esposizione del Chilì dichiarandomi pienamente soddisfatto da questo momento del suo operato» allegando i titoli e i prezzi dei due dipinti affidati, Alpiniste, L.2.500 e Una colazione in piedi, L. 200022.
Nel 1876, terminata la mostra in Cile, molti quadri e sculture, compresi quelli di Formis, partono per Philadelphia dove si tiene l’Esposizione Internazionale, ma una serie di scorrettezze e di ritardi nel rimpatrio dei lavori invenduti costringono Alessandro Rossi alle dimissioni23. Gli subentra Federico Mylius che guida la società verso una solidità e credibilità dimostrate soprattutto con l’organizzazione, come già accennato, della Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi a Milano nel 1881.
Giuseppe Verdi
In quel frangente tra i quadri presentati da Formis ce n’è uno di proprietà della Casa Reale, Ritorno al piano, citato in precedenza, acquistato nel 1880 all’Esposizione Nazionale di Torino tra gli elogi della stampa che riconosce al pittore il felice superamento di una pittura un po’manierata e l’alta qualità del dipinto, considerato uno dei migliori di tutta la mostra. L’opera viene ammirata anche da Giuseppina Strepponi, moglie di Giuseppe Verdi che il 18 maggio 1880 scrive a Giulio Ricordi: «Abbiamo veduta l’Esposizione di Torino, tanto bene riuscita, specialmente in pittura. Il suo Formis vi fa eccellente figura col suo Ritorno al Piano, e Nella Valle»24.
Alla rassegna milanese Formis espone anche Taxodium distichum, quadro acquistato per 1.000 lire a favore della lotteria nazionale organizzata nell’ambito dell’evento espositivo e tenutasi a fine mostra.
Il dipinto raffigura il laghetto di Villa Verdi a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, circondato da queste conifere particolarmente adatte a un clima lacustre.
Il pittore visita la villa quando, ingaggiato da Ricordi, illustra il libro Giuseppe Verdi. Vita aneddotica di Arthur Pougin da presentare all’Esposizione Nazionale Industriale milanese25.
Il legame con Verdi risale all’epoca del viaggio al Cairo che sembra abbia avuto come motivazione anche quella di partecipare, assieme al napoletano Marco De Gregorio e ad altri artisti italiani, alla realizzazione del Teatro dell’Opera inaugurato il 24 dicembre 1871 con il debutto mondiale di Aida.
La prima italiana dell’opera verdiana avviene due mesi più tardi al Teatro alla Scala di Milano e Formis realizza, con apprezzamento del celebre compositore, almeno cinque figurini in cromolitografia, ancora conservati nell’Archivio Ricordi, mentre in estate, alla Mostra Nazionale tenutasi nei locali dell’Accademia di Brera, oltre al Ritorno da una refezione sul Lago di Varese e ad alcune opere di soggetto orientalista tra cui Cimitero turco a Pera acquistato dalla Deputazione Provinciale di Milano, presenta uno dei pochi dipinti di commissione, Paesaggio egiziano con figure rappresentanti una scena dell'Aida. La tela, voluta da Giulio Ricordi per regalarla a Giuseppe Verdi, raffigura la scenografia del terzo atto dell’opera verdiana. Il compositore la apprezza al punto di fare un’eccezione accettando di custodire un dipinto ispirato a una sua opera nella casa di Sant’Agata26 dove si trova tuttora assieme ad altri lavori minori di Formis omaggiati dall’editore musicale Tito Ricordi, padre di Giulio. Tra questi c’era una veduta della casa natia di Verdi a Roncole, un quadro che Formis aveva donato personalmente al compositore durante un incontro nel 1880 al Grand Hotel et de Milan. Secondo le volontà testamentarie di Verdi, l’opera è ora collocata nelle sale della Casa di Riposo per Musicisti Giuseppe Verdi in piazza Buonarroti a Milano.
La maturità
La Mostra Nazionale di Belle Arti porta un tale indotto alla Esposizione Permanente da permetterle di comprare il terreno su cui erigere la sede sociale costruita da Luca Beltrami e inaugurata con una grande mostra d’arte contemporanea nella primavera del 1886, tre anni dopo la fusione con la Società per le Belle Arti.
Formis, socio di entrambe le realtà culturali ambrosiane, come molti altri suoi colleghi, continua la sua collaborazione non solo in qualità di azionista e di espositore27, interrompendo l’adesione alle rassegne accademiche in favore di quelle organizzate dal nuovo sodalizio, ma anche di attento osservatore delle evoluzioni di quell’Ente Morale dovute all’inevitabile concorrenza con Brera e alle difficoltà finanziarie da affrontare con la gestione di un palazzo proprio.
Nel 1894, anno della seconda edizione della Triennale di Brera, convinto che la concomitanza con quell’esposizione possa avere delle ripercussioni negative sulle vendite alla mostra annuale della Permanente, sostiene una petizione inviata al Consiglio direttivo della Permanente da più soci artisti, tra cui Eleuterio Pagliano, Bartolomeo Giuliano e alcuni membri della commissione artistica di quell’anno.
Nella lettera si chiede di rimandare gli acquisti sociali del 1894 all’anno successivo in modo da avere una significativa disponibilità economica per invogliare gli artisti a concorrere alla mostra con opere di una certa qualità. Il rischio è che tanti pittori e scultori mandino in via Principe Umberto dei lavori di livello medio-basso, atteggiamento che invece Formis non condivide. La proposta, discussa in un’assemblea generale straordinaria, viene accolta, così come la sua idea, avanzata all’Assemblea generale del febbraio 1899, di risanare i conti ispirandosi a un concetto di mecenatismo simile a quello dei benefattori dell’Ospedale Maggiore di Milano.
Dalla seconda metà degli anni Ottanta si dedica a una serie di vedute veneziane molto piacevoli che propone nei circuiti espositivi nazionali ed esteri. Sulla laguna, esposto nel 1888 alla mostra annuale della Permanente, viene scelto per gli acquisti sociali e dato in sorteggio al Municipio di Milano, entrando così nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna. Anche nel 1893 beneficia di un acquisto sociale con Venezia, opera vinta dall’ingegnere Giulio Pesaro.
Alla terza triennale di Brera tenutasi alla Permanente nel 1897, il pubblico ammira Bassa marea, ambientato nella laguna di Pellestrina e l’anno seguente, all’esposizione di Primavera è la volta di due vedute di Sottomarina e del Canale dell’Arcivescovado a Chioggia, luogo carico di suggestione, scandito dal susseguirsi di sculture di marmo bianco erette lungo la balaustra affacciata sull’acqua e della statua dedicata alla Madonna più volte raffigurata da diversi pittori, da Luigi Nono a Leonardo Bazzaro. L’esperienza legata alla laguna veneta raggiunge il suo apice con undici tele sottoposte nel 1899 al giudizio della Commissione Artistica della Permanente per essere esposte nelle sale del Palazzo sociale28.
Nel 1891, dopo la sospensione delle rassegne annuali, dovuta alla concorrenza con l’attività espositiva proposta dalla Permanente, in spazi studiati appositamente per ospitare mostre d’arte e in periodi dell’anno più consoni a garantire un afflusso adeguato di pubblico e di compratori, l’Accademia ambrosiana si reinserisce a gran voce nel circuito espositivo ideando la Prima Triennale di Brera, evento che passerà alla storia per la nascita del divisionismo29.
Formis vi partecipa con tre lavori ambientati in Valtellina e in Val Masino. Uno di questi, Sulla piazza di Talamona, viene riproposto a fine mostra nelle sale della Permanente e scelto per gli acquisti sociali, mentre Dirupi in Valle del Masino, è trasportato anch’esso nel Palazzo sociale, sede del Comitato lombardo per l’Esposizione Nazionale di Palermo (1891-1892) e punto di raccolta per le opere da spedire in Sicilia.
Dopo la Valtellina è la volta del Lago di Garda di cui realizza varie vedute nell’area trentina e in particolare lungo la suggestiva strada del Ponale, presentate nel corso del 1896 alle promotrici di Genova e di Torino, alla Internationale Kunstausstellung di Berlino e alla Permanente. La critica parla di geniale colorista e, alla terza edizione della Triennale di Brera tenutasi in via Principe Umberto l’anno seguente, apprezza più la spontaneità e l’originalità di Al Ponale, «con la sua intonazione cupa di una giornata nuvolosa e di una montagna nuda affondantesi a picco nel lago» che «l’immobilità» da istantanea di «varie figurine distintamente segnate»30 di Bassa marea, una marina di fine fattura, in cui l’artista gioca sull'effetto prospettico interrompendo la distesa uniforme della superficie d’acqua con strisce di terra.
La sala che accoglie le sue due opere viene ribattezzata dalla stampa «sala Formis, per le particolari cure dedicate dall'egregio artista durante la collocazione dei quadri allo scopo di ristabilirla dal discredito in cui era caduta, come il rifugio di tutta la zavorra delle esposizioni, la cittadella delle cose più grottesche o più amene; il che non toglieva – noto per incidenza – che fossero magari le più vendibili, anzi... Il Formis per dare il buon esempio a qualche collega ancor dubbioso, cominciò a piantarvi bravamente i suoi due quadri, e la compagnia poi fu delle più rispettabili: il Pagliano, il Ciardi, il Fattori, il Belloni, il Bersani»31.
Gli ultimi anni di attività sono caratterizzati da quadri di ampie dimensioni realizzati con una pittura matura, sciolta, stesa a piccoli e veloci tocchi di pigmento materico e con tagli prospettici arditi come Lavori agricoli nel mantovano, comprato da Ermenegildo Castiglioni alla Biennale veneziana del 1899 e chiesto in prestito l’anno successivo dalla Permanente per la rassegna La pittura lombarda nel XIX secolo per volontà dello stesso Formis32. E’ un quadro che denota non solo abilità tecniche e di composizione, un paesaggio che pare vastissimo, ma che tocca con sensibilità il tema sociale del lavoro femminile, fatto di fatica, sacrifici e scarni guadagni.
All’epoca della mostra dedicata alla pittura lombarda, Befani Formis sta terminando due capolavori, Procellarie, acquistato dal re, e Armonie montanine, entrambi esposti alla IV Triennale di Brera, circostanza in cui la critica unanime rimarca ancora una volta le doti pittoriche del settantenne artista che sa ancora stupire il pubblico e ammaliare con tele per nulla ripetitive e scontate. Il primo anno del nuovo secolo si chiude con una mostra personale di Formis alla Permanente, studi e impressioni che ripercorrono il progresso artistico di un pittore che ha raggiunto «una fama altissima e meritata»33.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1906 Achille Formis si spegne nella sua abitazione milanese. Ci lascia i colori verdi e luminosi che inondano la parete scoscesa e ariosa di Maggengo da poco presentato con la distesa fiorita dai minuti tocchi materici di Erica in fiore (Milano, Fondazione Cariplo) alla mostra al Parco Sempione e da lì portato, assieme a Vita inconscia, nelle sale della Permanente per la vendita all’asta del suo atelier.
Note:
1 Questo contributo si basa principalmente sulla documentazione custodita presso l’archivio della Permanente.
2 Achille Formis. Quadri – Studi – Acquarelli – Mobili, oggetti di Studio (posti in vendita all’asta per sua espressa volontà), catalogo della vendita all’asta, Milano, Palazzo della Società per le Belle Arti, Milano, dicembre 1906.
3 Per il ruolo svolto dalle società promotrici si veda E. Staudacher, L’evoluzione del mercato artistico italiano nell’Ottocento, in Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini, catalogo della mostra, a cura di S. Rebora, E. Staudacher, Novara, Castello Visconteo Sforzesco, Mets Percorsi d’Arte, Novara 2018, pp. 15-20.
4 Il nome completo è Achille Ercole Carlo Befani e nasce a Napoli il 13 settembre 1830 da Don Vincenzo Befani di Roma, di anni 47 e da Donna Antonia Formis di Napoli, di anni 22, come risulta dall’estratto di nascita rilasciato dal Comune di Napoli. Desidero ringraziare Carmine Napoli per il prezioso supporto datomi nelle ricerche partenopee.
5 L’iscrizione avviene il 19 agosto 1844. Archivio Storico Accademia di Belle Arti di Napoli, Incarti Cartella Allievi, Notamento degli alunni ammessi con sovrana approvazione al Real Istituto di Belle Arti 1836-1860.
6 Cfr. U. Ojetti, Michetti, in Ritratti d’artisti italiani, Fratelli Treves Editori, Milano 1931; S. Altamura, Vita e Arte, Napoli 1896 in L. Martorelli, Smargiassi e il suo tempo, catalogo della mostra, Napoli, Museo di Palazzo Reale, Fondazione Michetti, Francavilla al Mare 1987, p. 20.
7 Catalogo delle opere di Belle Arti poste in mostra nel Real Museo Borbonico nel dì 15 Agosto 1848, catalogo della mostra, Napoli, Real Museo Borbonico, Stamperia Reale, Napoli 1848, p. 57.
8 Catalogo delle opere di Belle Arti poste in mostra nel Real Museo Borbonico nel dì 1 ottobre 1851, catalogo della mostra, Napoli, Real Museo Borbonico, Stamperia Reale, Napoli 1851, p. 59. Sull’argomento si veda C. Napoli, Le Biennali Borboniche. Le esposizioni di Belle Arti nel Real Museo Borbonico 1826-1859, Catalogart, Genova 2009.
9 Le informazioni finora reperite a riguardo partono dal 1858, anno in cui Formis è impegnato nell’opera buffa Il Carnevale di Venezia ovvero Le precauzioni al Teatro Leopoldo di Livorno. A gennaio del 1859, in occasione del Carnevale, interpreta il ruolo di Alberti nel Roberto di Normandia (Robert le diable) di Eugène Scribe al Gran Teatro Comunale di Bologna. Il Teatro Concordia di Cremona lo scrittura per la stagione 1860-61, lì conosce Amilcare Ponchielli, impegnato come maestro concertatore degli spettacoli lirici; nell’autunno del 1864 è a Asti per esibirsi nel melodramma Lucrezia Borgia scritto da Felice Romani e musicato da Gaetano Donizetti. Nel 1866 interpreta Gessler nel Gugliemo Tell di Gioacchino Rossini al Teatro Bellini di Palermo, ruolo riproposto l’anno dopo a Milano. Sulla sua formazione lirica al momento non si sa nulla, le verifiche effettuate presso l’archivio del Conservatorio di Napoli non hanno dato alcun esito.
10 Del primo matrimonio con Teresa Notari non sono emerse informazioni, sappiamo solo che la giovane muore a Firenze nel 1856 all’età di venticinque anni. Nulla che riguardi la sfera personale del pittore trova spazio nei suoi quadri o in suoi scritti o in altrui memorie. Un sentito ringraziamento quindi a Saverio Almini per il materiale rinvenuto in particolare presso l’Archivio storico civico e l’Archivio storico diocesano di Milano, utile per conoscere qualche elemento della vita privata di Formis.
11 L’11 aprile 1859 presenta la domanda per il passaporto da Napoli a Bologna necessario per il matrimonio celebrato dieci giorni dopo (Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli affari esteri, registro passaporti, b. 6243).
12 N. Colombo, scheda, in Il paesaggio dell’Ottocento a Villa Reale. Le raccolte dei musei lombardi tra Neoclassicismo e Simbolismo, catalogo della mostra, a cura di F. Mazzocca, Monza, Serrone della Villa Reale, Umberto Allemandi, Torino 2010, p. 143.
13 Atti della Reale Accademia di Belle Arti di Milano, Luigi Pirola, Milano 1872. Per l’attività espositiva presso il Palazzo di Brera si rimanda ai cataloghi delle mostre riguardanti i seguenti anni: 1860, 1863-1880, 1882, 1884- 1885. Si vedano anche i cataloghi delle triennali di Brera, anni 1891, 1894 (Castello Sforzesco), 1897 (Palazzo della Permanente), 1900. L’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1881 è stata organizzata al Palazzo del Senato con la collaborazione dell’Accademia di Brera e in sostituzione alla mostra annuale, con un catalogo illustrato con disegni. Si segnala infine la partecipazione di Formis all’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1906 organizzata per le celebrazioni del valico del Sempione.
14 ASBAEP, SBA - 101, 1864, Acquisti a Brera.
15 ASBAEP, r. A. S., Formis Achille: Bosco, 1863, lire 170, Richard Eugenia; Annacquatoio nella campagna napoletana, 1864, lire 300, Castiglioni Bonol ved. Marianna; Fonte sul monte Olimpino, 1865, lire 350, Malaspina Maria Vittoria (Pavia); Ruderi antichi sulle coste di Sicilia, 1867, lire 500, Bigati Maria; Nel cantone Ticino, 1868, lire 500, Bottigella nob. Baldassare (Pavia); Villaggio arabo, 1870, lire 900 S.A.R. il P.e Umberto; Oasi nel deserto di Sahara, 1871, lire 800, Valsecchi Antonio; Don Gaudenzio, 1873, lire 550, Palletta cav. Marco; Il primo viaggio, 1875, lire 650, Carelli Scipione; Strada verso Pompei, 1877, lire 500, Massarani comm. Tullo senatore del Regno; In Vallassina, 1878, lire 550, Castelli Giacomo; Torrente, 1883, lire 1000, Stoppani Luigi; Al guado, 1886, lire 1800, Longhi cav. Prof. Giovanni; Sulla laguna, 1888, lire 900, Municipio di Milano; Sulla piazza di Talamona (Valtellina), 1891, lire 630, Saglione Pagani Giuseppina; Venezia, 1893, lire 600, Pesaro ing. Giulio; Lungo il Ticino, 1895, lire 700, Pozzi Provino; Venezia, 1900, dono (500 lire), Provino Pozzi; Al lago di Segrino, 1901, lire 150, Adele Dozzio Pastorino.
16 ASBAEP, EP - 1, 1869, Atti sociali. Seduta del Consiglio 28 Dicembre 1869. Presenti i membri del Consiglio Direttivo e la Rappresentanza della Società fondatrice, si procede alla nomina dei componenti del Giurì che non possono essere di numero inferiore a undici: «Vengono poscia per acclamazione nominati i Signori Bianchi Mosè, Bernasconi Pietro, Lelli Giovanni Battista, Magni Pietro, Pagliano Eleuterio, Trezzini Angelo, Carcano Filippo, Calvi Pietro, Formis Achille, Biella Angelo, Vela Lorenzo, Fasanotti Gaetano».
17 ASBAEP, EP - 16, 1872, Corrispondenza, prot. 169.
18 «I sottoscritti Artisti che hanno venduto alla Società di Belle Arti, e che accettarono dei prezzi speciali e diciamolo pure abbastanza bassi, chieggono alla Direzione che come s’usa in altre Società di Belle Arti e più a Torino, venga soppressa la pubblicazione dei singoli prezzi di ogni oggetto di Belle Arti acquistato dalla Società che si pubblica nel rendimento annuale, e sieno invece messi sommariamente distinguendo per Pittura Scultura Acquarelli ecc. ecc., per evitare che i prezzi fatti dagli artisti alla Società sieno una norma per particolari che vogliono acquistare o dare commissioni come pur troppo varie volte è accaduto. Libero ad ogni socio se crede ispezionare i registri presso la Segreteria. Si eviterà così un danno reale per gli artisti che tali prezzi sieno pubblicati». ASBAEP, SBA - 132, 1871 Corrispondenza ricevuta, n. 57.
19 Capodanno 1871, due acquerelli, 350 lire; 1872, Dettagli di una fontana moresca, vincitore Ernestina Antongina, Studio dal vero, acquerello, Paolo Silo, Casa rustica, acquerello, ing. Luigi Ponti, 390 lire; 1873, Costume turco, acquerello, principe del Piemonte, Scena del Bosforo, acquerello, nobile Ignazio Prinetti; 1874, Marina, cav. Cesare Bazzotti; 1875, Un maggio arabo, conte Alfredo Carcano, 250 lire; 1876, Gita sul lago, Giulio Pisa, Pescarenico, Cesare Bozzoli, 210 lire; 1877, Alle acque dolci, Costantinopoli, Achille Oldrati, 90 lire; 1878, Torre del Greco, Ippolito Pansot, 200 lire. Informazioni tratte dalla documentazione in ASBAEP, EP, anni citati, e in Atti e Notizie dell’Esposizione Permanente di Belle Arti pubblicati dalla Tipografia fratelli Borroni di Milano negli anni dal 1871 al 1876.
20 Esposizione Permanente di Belle Arti in Milano. Atti e notizie relative al quarto anno dell’istituzione 1873, Tipografia Borroni, Milano 1874, p.11.
21 F. Filippi, Appendice. Esposizione Nazionale di Belle Arti, XI, Pittori milanesi, in “La Lombardia”, a. XIV, n. 254, 14 settembre 1872.
22 ASBAEP, EP - 43, 1875, Corrispondenza, prot. 555.
23 Cfr. C. Fiaccadori, Alessandro Rossi e l'Esposizione Permanente di Milano: una vetrina per l'arte italiana nel mondo (1869-1879), in Milano 1861-1906. Mappa e volto di una città. Per una geostoria dell’arte, a cura di M. G. Schinetti, Franco Angeli, Milano 2015, pp. 113-149.
24 Cfr. P. Pietrobelli, M. Di Gregori Casati, C. M. Mossa, Carteggio Verdi-Ricordi 1880-1881, Istituto Nazionale di Studi Verdiani, Parma 1988.
25 Giuseppe Verdi. Vita aneddotica di Arthur Pougin, con note aggiunte di Folchetto, illustrazioni di Achille Formis, Regio Stabilimento Musicale Ricordi, Milano 1881. Nel volume di Jacopo Caponi, Ricordi di Folchetto, edito a Torino nel 1908, l'autore racconta come nacque l'idea di pubblicare in Italia il libro di Pougin arricchito da aneddoti e dalle litografie, nove in totale, di Formis.
26 Per approfondimenti sulla vicenda si veda E. Sala, Desertico o pittoresco? Il III atto di Aida secondo Girolamo Magnani e Achille Formis, in “Studi Verdiani”, n. 22, Parma 2010-2011.
27 Cfr. i cataloghi ufficiali delle mostre tenutesi presso il Palazzo della Permanente negli anni 1886, 1888-1890, 1892-1893, 1895-1899, 1901-1905. Si segnala anche la sua partecipazione alla mostra La pittura lombarda nel secolo XIX, tenutasi nel 1900. Formis espone anche in circostanze in cui non viene pubblicato il catalogo, come ad esempio nel 1891, alla chiusura della Prima Triennale di Brera.
28 ASBAEP, SBAEP - 95, 1899, Commissione artistica, verbale del 6 luglio 1899, Opere da giudicare, Formis: 1 Venezia dal Lido L.250; 2 La Giudecca dalla Riva degli Schiavoni L.250; 3 Al Lido L.250; 4 Da Venezia a Turina L.250; 5 A Venezia L. 200; 6 A Venezia L. 200; 7 Alla Riva degli Schiavoni L.150; 8 Sul Canal Grande a Venezia L. 150; 9 Traghetto L.150; 10 Angolo del Palazzo Ducale L. 150; 11 Angolo del Palazzo Ducale L. 150.
29 Cfr. Brera 1891. L’esposizione che rivoluzionò l’arte moderna, catalogo della mostra, a cura di E. Staudacher, Milano, Gallerie Maspes, Milano 2016.
30 La Triennale, in “La Perseveranza”, a. XXXVII, n. 13493, 3 maggio 1897.
31 Pvc., La Triennale, X, in “La Lombardia”, n. 127, 10 maggio 1897.
32 «19.3.900 Casa / Pregiatissimo Sig. Presidente. Ringrazio del suo gentile invito per una mia opera per l'Esposizione del Secolo decimonove ed accettando mi permetto di fare qualche osservazione sulla scelta. A me sembra (sempre subordinato al loro giudizio) che fra le mie opere, quella che sarebbe più adatta è l'ultima esposta alla Grande Esposizione di Venezia col titolo Lavori Agricoli nel Mantovano (che misura metri 2,50 x 1,50) e che per fortunata combinazione fu acquistato dal Sig. Ermenegildo Castiglioni di Milano e sono persuaso che facendone domanda questo Onorevole Comitato non si possa rifiutare». ASBAEP, SBAEP, MAA – 44, 1900, Pittura lombarda XIX secolo, Prestiti.
33 Belle Arti, in “L'Illustrazione Italiana”, a. XXVII, n. 50, 16 dicembre 1900, p. 409.
(fonte: http://www.lapermanente.it/la-vera-storia-di-achille-befani-formis/)