Chassériau, Théodore

Théodore Chassériau, Autoritratto a 16 anni, 1835, Olio su tela, cm. 99 x 82, Musée du Louvre, Paris
Cognome: 
Chassériau
Nome: 
Théodore
Luogo di nascita: 
Sainte-Barbe-de-Samana (San Domingo)
Data di nascita: 
1819
Luogo di morte: 
Parigi
Data di morte: 
1856
Nazionalità: 
Francese
Biografia: 

 

Théodore ChassériauIl padre, inviato di Francia a San Domingo, temendo per la moglie e il figlio a causa delle rivolte negre, li sistemò a Parigi nel 1822, affidandoli al figlio maggiore. Questo fratello, di diciott’anni piú anziano del piccolo Théodore, ne incoraggiò la vocazione artistica straordinariamente precoce; piú tardi, come influente funzionario, gli assicurò il suo appoggio. Nel 1831 Chassériau entrò nello studio di Ingres, che sin dalla prima ora comprese i doni eccezionali dell’adolescente, e avrebbe voluto condurlo a Roma quando fu nominato direttore dell’Accademia di Francia nel 1834; ma le ristrettezze finanziarie obbligarono il giovane allievo a rimandare il viaggio. Fu allora lasciato a se stesso; ma a quindici anni era già in possesso del suo mestiere e legato ad artisti e scrittori tra i piú in vista. Il Salon del 1836 ne accoglieva sei dipinti: quattro di essi (ritratti) si trovano oggi al Louvre: la Madre dell’artista, Adèle Chassériau, Ernest Chassériau, il Pittore Marilhat. Il successo al Salon del 1839 (Venere marina e Susanna al bagno: Parigi, Louvre) gli valse un incarico i cui proventi gli consentirono di partire per l’Italia. Soggiornò sei mesi a Roma e a Napoli. Risale a questo periodo il prodigioso Ritratto di Lacordaire (1840: Parigi, Louvre). La morbidezza, il fascino ambiguo, il fremito colorato delle figure di Chassériau, caratteri dovuti senza dubbio alle sue origini creole, apparvero al maestro, autoritario e parziale, altrettanti segni di ribellione al suo insegnamento. Tuttavia, sia che la sua formazione iniziale l’avesse segnato indelebilmente, sia che rispondesse a un atteggiamento innato, per tutta la sua vita Chassériau attestò il suo debito verso Ingres. La toeletta di Ester (1841: Parigi, Louvre), le Due sorelle (1843: ivi), Mlle Cabarrus (1848: oggi a Quimper), il Tepidarium (1853: Parigi, Musée d'Orsay) presentano una sinuosità lineare che si unisce ad una staticità all’antica, nello spirito di Ingres. Nondimeno, dal 1842, nuove tendenze si affermano nell’arte di Chasseriau, un crescente amore per il colore, per forme piú mobili, per soggetti ripresi da autori amati dai romantici, come Shakespeare (dipinti e litografie ispirate dall’Otello, 1844). Un viaggio in Algeria, nel 1846, determinò lo shock che confermò tali inclinazioni. Il suo contatto con l’Oriente rivelò un’intesa sincera con la luce e il movimento (Cavalieri arabi che portano via i loro morti, 1850: coll. priv.). La critica volle vedere in quest’espressione nuova un’imitazione di Delacroix, il cui influsso innegabile venne elaborato da Chassériau in maniera originale. La sua complessa formazione emerge nei grandi dipinti murali, parte essenziale della sua produzione. A Parigi decorò una cappella a Saint-Merri (Storia di santa Maria Egiziaca, 1844), il fonte battesimale di Saint-Roch (San Filippo battezza l’eunuco della regina d’Etiopia, San Francesco Saverio apostolo delle Indie e del Giappone, 1853), l’emiciclo di Saint-Philippe-du-Roule (Deposizione dalla croce, 1855) e la scala della Corte dei conti (1844-48), il suo esempio piú prestigioso, incendiato durante la Comune (importanti resti, rovinati dal fuoco, ne sussistono al Louvre: la Pace, la Guerra, il Commercio). Emana dall’arte di Chassériau una sorta di fascino misterioso, suscitato in gran parte dal tipo femminile suggeritogli da donne ammirate o appassionatamente amate, la sorella Adèle, Alice Ozy (la Ninfa addormentata conservata ad Avignone), la principessa Cantacuzène, tra tante altre. Quest’arte, insieme nobile e voluttuosa, fu la fonte dell’ispirazione di due grandi artisti della seconda metà del secolo: Puvis de Chavannes e Gustave Moreau. Grazie soprattutto alle donazioni di un nipote dell’artista, il barone Arthur Chassériau, il Louvre di Parigi ne conserva un complesso considerevole di tele finite, schizzi dipinti e disegni.

(fonte: Hélène Toussaint in Storia dell'Arte Einaudi)