Carità cristiana

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Carità cristiana
Autore: 
Pellizza, Giuseppe alias Pellizza da Volpedo (1868-1907)
Titolo: 
Carità cristiana
Periodo: 
XIX secolo
Datazione: 
1892
Classificazione: 
Dipinto
Tecnica e materiali: 
Olio su tavola
Dimensioni (altezza x larghezza in centimetri): 
20 x 38,5
Annotazioni: 
Firma e data in basso a destra: Pellizza da Volpedo 4 7 1892
Iscrizione al verso a penna e matita: Effetto sole circa la metà di giugno 1892 Volpedo/Carità cristiana/Triste fine= parmi vada meglio perchè obbliga il pensiero a rivolgersi sulla miseria del povero vecchio che si riduce a morire sul fienile 17.12.1892/
Il viatico va meglio ancora se considero obbietttivamente/Miseria umana e cioè impotenza ad arrestare ciò che è e miseria umana perchè mi rappresenta un uomo ridotto in stato Miseria umana perchè si vuol sollevare colla semplice particola che puotrà
a cuore un'illusione e miseria umana perchè è fatta a scopo misericordioso.
Luogo di conservazione: 
Musei Civici, Pavia, Italia
Acquisizione: 
Donazione di Giulio Morone al Comune di Pavia, 2001
Identificativo: 
P 1666

Notizie storico-critiche:

È un piccolo olio su tavola che Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) realizza nel 1892, come si evince da firma e data apposte in basso a destra. Per Aurora Scotti la tavoletta (con una tela di poco posteriore e di analoghe dimensioni in collezione privata, alcuni schizzi e precise annotazioni su taccuini del pittore) rappresenta una fase di elaborazione del dipinto Sul fienile in collezione privata, firmato e datato 1893, in cui Pellizza per la prima volta, applica meticolosamente i dettami del divisionismo e manifesta una scrupolosa attenzione al vero. Nella realizzazione di questo dipinto, un olio su tela, l'artista, mette in pratica gli insegnamenti che ha ricevuto in Accademia che prevedono la stesura di disegni, bozzetti e annotazioni, prima di arrivare all'opera definitiva: i numerosi studi preparatori ancora conservati sono indicativi del meticoloso e analitico studio che il pittore ha condotto nel 1892 per migliorare e mettere a punto il soggetto prescelto. È una complessa elaborazione che il pittore conduce sul doppio registro tecnico e contenutistico: studio della prospettiva, rapporto tra l'architettura del fienile e il paese delineato nello sfondo, perfetta resa dei contrasti luminosi, del gioco di luci (sulle case e sugli alberi) e ombre (nel fienile). Nel bozzetto pavese predomina l'interesse per il contesto, per la veduta e per i contrasti luministici della scena, più che per le figure, veloci e volutamente non accurate nella resa. L'attenzione dell'osservatore va verso il centro del quadro, verso la testa del vecchio a cui il prete tende la particola. La pennellata rapida, svelta, è stesa a piccoli tocchi di colore, le forme sono costruite con picchiettature di colore e accostamento di tonalità più o meno rialzate di una stessa tinta a rendere la luce del sole che si riverbera sulle case e sulle fronde degli alberi o le ombre del fienile, tocchi che diventano nel successivo bozzetto filamenti di colori complementari. Nella redazione finale, infine, il tratto cambia nella forma e nello spessore a imitare i diversi materiali e gli opposti gradi di illuminazione.
Una iscrizione apposta al verso della tavoletta pavese illumina sulla lunga elaborazione attesa da Pellizza anche nella ricerca di un titolo emblematico e idoneo alla scena ambientata nel fienile di Volpedo, che doveva comunicare un messaggio umanitario: vengono annotate alcune proposte "Triste fine", "Il viatico", "Miseria umana", quindi "Carità cristiana". La preferenza per il titolo poi scelto viene ribadita anche in una riflessione presente in un taccuino datato 5 luglio 1892 (quindi il giorno successivo alla data riportata sul dipinto), in cui viene citato anche il titolo "La fine dell'accidioso". Questo quaderno di appunti espone dettagliatamente anche il complesso ragionamento che ha condotto il pittore all'elaborazione della tavoletta: "alle cinque io avevo finito la mia composizione ove figurano: un vecchio che sta per ricevere il viatico da un giovane prete mentre un giovincello di diciotto anni circa lo sorregge e due chierici tengono le torce, il tabernacolo e l'ombrello. Il povero vecchio senza famiglia e senza casa si è ridotto a finire i suoi giorni su questo fienile ove la pietà di queste giovani persone vale forse per l'ultima volta a consolarlo...".
La tavoletta viene realizzata dopo la visita di Pellizza all'esposizione Colombiana di Genova (per il IV centenario della scoperta dell'America) nel 1892, in cui vede le opere divisioniste di Segantini e incontra Plinio Nomellini che sperimenta la pennellata divisa come mezzo di espressione della realtà attuale dai contenuti sociali e umanitari. Anche se nella tavola pavese Pellizza non adotta sistematicamente la pittura a puntini, si avvicina a colori limpidi, con colori puri per i riflessi di luce e una stesura della pennellata a "tacchette" minuscole che fanno pensare agli esordi di studio della pittura divisa. A sinistra la vistosa macchia verde brillante delle fronde degli alberi, a destra i tetti delle case di Volpedo colori ocra luminosi, nell'oscurità il fienile con le ombre e la paglia dai toni marroni. L'elaborazione di Pellizza segue l'iter accademico del disegno, bozzetto, opera definitiva e rivela come lo studio dei classici si coniughi perfettamente con l'attenzione verso i suggerimenti di Vittore Grubicy e il postimpressionismo francese.

(fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it)