Bruzzi, Stefano

Stefano Bruzzi
Cognome: 
Bruzzi
Nome: 
Stefano
Luogo di nascita: 
Piacenza
Data di nascita: 
1835
Luogo di morte: 
Piacenza
Data di morte: 
1911
Nazionalità: 
Italiana
Biografia: 

 

Stefano BruzziStefano Bruzzi, nacque a Piacenza il 1º maggio 1835 da Pietro, magistrato, e da Anna Pistoni. Compì gli studi umanistici nella città natale, ma vi frequentò saltuariamente l'istituto d'arte Gazzola, dove insegnava Lorenzo Toncini, robusto pittore di figura.

Sono di quegli anni briose caricature che ne rivelano lo spirito vigile e acuto. Solo verso la fine del 1854 si recò a Roma, dove studiò con Alessandro Castelli, che l'abituò a riprodurre attentamente il vero, a copiare gli alberi fibra per fibra, i rami foglia per foglia, con segno preciso, esatto, con una tecnica schietta, senza sotterfugi. Incerto tra figura e paesaggio, frequentò, con S. Ussi, E. Gamba e R. Casnedi, l'«accademia» privata di un modello, un certo Gigi, ma in realtà si trovava a suo agio nei dintorni di Roma: ad Albano, all'Ariccia, al lago di Nemi, a Nettuno, a Tivoli, a Frascati, dove si dedicò nel 1855 anche a studi diligenti di costume. Gli fu compagno e maestro in queste peregrinazioni (dal 1855 al 1857) Nino Costa, che gli fece conoscere il Böcklin, del quale divenne amico. Dopo una breve permanenza a Piacenza nel '59 (aveva tentato di arruolarsi nell'esercito piemontese, ma non era stato accettato perché giudicato fisicamente non idoneo), dal 1860 al 1862 lavorò a Bologna, nell'anno seguente a Milano.

Ritornato nella città natale, il Bruzzi vi rimase dal '63 al '70, quando si ritirò nel suo avito eremo di Roncolo di Groppallo; ivi ebbe modo di accostarsi definitivamente al soggetto di gran parte delle sue opere, l'Appennino. Anche quando, per motivi familiari, dovette fissare la dimora a Firenze (1875), a Roncolo ritornava d'estate, per riposarsi e dipingere all'aria aperta, a contatto con la natura. La sua pittura, prima un po' densa e bitumosa, si fece man mano più chiara; la pennellata piena di brio e intrisa di luce. Rimase a Firenze, a rielaborare i freschi bozzetti buttati giù alla buona durante le vacanze piacentine, fino al 1896, quando, dopo la morte di B. Pollinari, accettò di insegnare figura presso l'istituto Gazzola di Piacenza, dove ebbe il suo studio fino alla morte, avvenuta a Piacenza il 4 gennaio 1911.

I suoi dipinti erano ricercatissimi, anche quando il gusto stava maturando verso forme nuove, meno legate al vero; le prime critiche negative uscirono dall'ambiente dei macchiaioli, in cui era ben noto (da Diego Martelli fu considerato un ritardatario, cui si doveva contrapporre il gusto nuovo che veniva di Francia; cfr. Ojetti, 1920).

Ora le sue opere, conservate in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo (una intera sala gli è riservata nella Galleria di arte moderna Ricci-Oddi di Piacenza; opere importanti sono nelle Gallerie di arte moderna di Roma e di Torino, nella Pinacoteca di Parma), sono praticamente ignorate dalla critica.

La parte più viva e attuale della sua produzione è costituita dagli studi eseguiti dal vero, tra i quali non è difficile trovare capolavori che rimarranno a testimoniare la schiettezza del suo sentimento di fronte alla natura, la genuina spontaneità della sua arte, assente invece in parecchie "egloghe" eseguite in studio, abili, piacevoli, ma fredde e di maniera.

Negli ultimi anni tentò anche il quadro sacro; le Marie al Calvario (1910) della collezione Dainesi di Piacenza sono certamente un risultato positivo: il Bruzzi vi si rivela un morelliano vigoroso, con un temperamento drammatico quasi da espressionista; qualche volta l'aveva manifestato anche nei suoi dipinti di genere (si vedano la Mandria sperduta del 1881, ora in coll. priv. a New York, e I due cugini del Museo Civico di Piacenza).

Nel giugno 1932 una Mostra postuma fu organizzata a Piacenza presso l'Associazione "Amici dell'arte di Piacenza"; nel primo centenario della nascita, Giorgio Nicodemi lo commemorò al Teatro Filodrammatico della stessa città.

Alcuni suoi dipinti furono incisi magistralmente da Celestino Turletti.

(fonte: Ferdinando Arisi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14, 1972)


Stefano Bruzzi, Assassinio, 1908
Stefano Bruzzi, Assassinio, 1908