Bonvin, François
François Bonvin (Vaugirard 1817 - Saint-Germain-en-Laye 1887), figura centrale del rinnovamento della natura morta e della pittura di genere negli anni 1850, conobbe un'infanzia difficile che racconta lui stesso nei suoi taccuini.
Suo padre era guardia campestre a Vaugirard, poi a Montrouge. All'età di quattro anni, perse sua madre che fu malamente rimpiazzata.
Senza fortuna, il giovane François apprende il disegno ad un corso gratuito della École de Médecine, ma, in capo a due anni, obbligato a guadagnarsi da vivere, diventa compositore di tipografia, prima di entrare come impiegato presso la prefettura di polizia.
Nelle ore di libertà, rispondendo ad una vocazione irresistibile, frequenta con assiduità i musei, soprattutto il Louvre, dove studia i maestri fiamminghi e olandesi. Accumula schizzi e acquerelli: paesaggi dal vero, ritratti del suo ambiente. La sera, il lavoro allo studio dei Gobelins, poi all'Académie Suisse. Nel contempo frequenta François-Marius Granet, che considera suo maestro.
Dal 1844 al 1846, Bonvin espone i suoi disegni e i suoi acquerelli all'Institut de France, prima di essere accettato, per la prima volta, al Salon de Paris del 1847. Espone il Ritratto dello storico Augustin Challamel, ma dall'anno seguente, si specializza nella pittura di genere che gli permette di rivelare tutto il suo talento. I suoi invii del 1849 gli valgono una medaglia di terza classe (La cuisinière, Les buveurs, Le piano). L'anno seguente si dimette dalla prefettura di polizia per eseguire una commissione ufficiale: L’école des petites orphelines, che ottiene al Salon del 1851 una medaglia di seconda classe e suscita l'ammirazione della critica. Il suo successo, sia di critica che di pubblico e di compratori, non si smentisce ai Saloni successivi: La charité (1852), Une messe basse (1855), La lettre de recommandation (1859), Le cabaret, La fontaine de cuivre (1861), Le déjeuner de l’apprenti (1863), Le banc des pauvres (1865), Le café de la Grand’Maman (1866), L’école des frères, L’ecureuse (1873), Le cochon (1875). Partecipa al Salon ufficiale fino al 1880.
Amico di Courbet, si avvicina al movimento realista molto presto e partecipa al primo Salon des Refusés. Stringe amicizia con altri artisti, tra i quali Manet, Whistler, Bracquemond e Fantin-Latour. Ma meno violento dei suoi colleghi nel modo di dipingere, si separa dal gruppo il 1860 e riceve il sostegno ufficiale del governo sotto il Secondo Impero continuando nella realizzazione di scene di genere, nature morte e ritratti.
Parallelamente alla sua sua carriera di pittore, Bonvin si dedica all'acquaforte. Compie numerosi viaggi in Fiandra e in Olanda, dove trae ispirazione dai maestri del XVII secolo, oltre che a Londra, prima di ritornare in Francia dove si stabilisce definitivamente a Saint Germain en Laye. Il 1870 riceve la decorazione della Légion d’honneur. I suoi amici, nel mese di maggio del 1886, essendo Bonvin divenuto cieco e in rovina, organizzano una retrospettiva delle sue opere, e, nel 1887, una vendita in suo favore.
Bonvin può essere considerato come uno dei migliori pittori di genere e di nature morte del XIX secolo. Fu denominato il "nuovo Chardin", di cui egli possiede la semplicità della composizione, il dono di una osservazione delicata e la sincerità dei colori. Una delle attrattive delle sue tele deriva dalla grande varietà degli effetti di luce, talvolta molto viva, talvolta discreta e sfumata. Le sue nature morte, che sono di una sobrietà e di una impaginazione magistrale, fanno pensare a Baugin. In effetti, benché permeabile all'influenza di Courbet e attento alla espressione dei suoi tempi, Bonvin é attratto, soprattutto, dagli antichi maestri realisti che egli aveva studiato. La sua arte fu talmente associata a quella dei grandi pittori fiamminghi e olandesi che al suo studio fu dato il nome di «atelier flamand». Egli prende spunto nei temi, nella composizione, negli oggetti e negli effetti di luce dai suoi artisti favoriti (Teniers, De Hooch, Le Nain, Velasquez, etc.). D'altra parte, i critici contemporanei e i collezionisti lo considerano un maestro avendo egli saputo ridar vita al genere della natura morta sviluppandola, annunciando in una certa misura l'atmosfera distaccata e rilassata degli interni naturalisti di Degas e di Manet.