Bechi, Luigi

Luigi Bechi
Cognome: 
Bechi
Nome: 
Luigi
Luogo di nascita: 
Firenze
Data di nascita: 
1830
Luogo di morte: 
Firenze
Data di morte: 
1919
Nazionalità: 
Italiana
Biografia: 

 

Frequenta l’Accademia di Firenze come allievo del Bezzuoli e del Pollastrini, realizzando opere con soggetti storici o di genere accademico. A contatto con i macchiaioli, aggiorna in senso realistico la sua pittura senza rinunciare completamente al gusto minuzioso della prima maniera. Partecipa a diverse Promotrici, nel 1859 aderisce al Concorso Ricasoli, ottenendo il secondo premio, e nel 1861 partecipa all’Esposizione Nazionale, dove rifiuta il premio assegnatogli. Fa un viaggio a Parigi con Ussi, Signorini e altri amici del Caffè Michelangelo, e soggiorna più volte a Castiglioncello come ospite dell’amico Diego Martelli, lasciando ricordo di quei momenti in una serie di studi di paesaggio, di spiccata ascendenza macchiaiola. In seguito la sua produzione è caratterizzata soprattutto da scene di genere, con le quali riscuote un buon successo presso il pubblico. Nel 1870 ottiene la nomina di Professore del Consiglio Accademico di Belle Arti di Firenze.

(fonte: Catalogo mostra Da Giani a Fattori. Maestri della pittura italiana del XIX secolo nelle collezioni di Faenza, 7 dicembre 2007 - 25 gennaio 2008)

 


 

Allievo di Bezzuoli e di Pollastrini all'Accademia di Belle Arti di Firenze, [Bechi] esordisce nel 1855 con soggetti storico-letterari. Nel 1859 partecipa alla seconda guerra d'indipendenza e concorre al Concorso Ricasoli per il tema di storia contemporanea ottenendo un secondo premio con Il marchese Fadini salva la vita al generale De Sonnaz a Montebello. Nell'estate del 1861 si reca a Parigi dove, insieme agli amici fiorentini Signorini, Cabianca e Banti, ha l'opportunità di frequentare gli studi di vari artisti. Al ritorno presenta alla Prima Esposizione Nazionale due soggetti biblici, insieme a Michelangiolo che veglia il servo Urbino malato (1855), ottenendo una medaglia che rifiuta - come altri dodici artisti - per protesta contro una giuria considerata prevenuta e non idonea. Abituale frequentatore del Caffé Michelangiolo e amico dei macchiaioli, Bechi ne condivide le sperimentazioni, ma si limita ad adottare espressioni intensamente luministiche e sintetiste negli studi di paese, preferendo una maniera più convenzionalmente formalistica per i temi di storia, anche contemporanea. Amico di Diego Martelli, e spesso ospite nella sua tenuta di Castiglioncello dove esegue molti studi e bozzetti in dimestichezza con Borrani, Abbati, Sernesi, come dimostrano dipinti quali Veduta della campagna del Martelli e Marina a Castiglioncello. Con Sernesi parte volontario per la terza guerra d'indipendenza, e viene fatto prigioniero a Bezzecca. Al ritorno si dedica a scene di vita campestre spesso ambientate nella campagna romana, ma nel 1868 esegue una Raccolta delle olive nei dintorni di Firenze, il cui titolo suggerisce l'interesse per gli aspetti più intimisti e nostalgici della pittura di Piagentina, al pari del Regalo per il padrone, datato 1869. Dopo il 1870 dipinge garbate scenette di vita domestica o infantile, condotte con minuziosa finitezza, che incontrano il gusto del pubblico, consentendogli di trascorrere una vita agiata e tranquilla. Ne sono esempi significativi Il pifferaro (1881), La bolla di sapone (1886), Scherzi col gomitolo e La lezione di treccia.

(fonte: Silvestra Bietoletti - I Macchiaioli: la storia, gli artisti, le opere, 2001, Giunti editore, Firenze-Milano)

 


 

Boldini, Il pittore Luigi Bechi.jpgLuigi Bechi nacque a Firenze nel 1830. Allievo del Bezzuoli e del Pollastrini, il suo esordio avvenne nella città natale nel 1861, quando, per i tre dipinti Michelangelo che veglia il servo Urbino morente, Susanna e Agar, ebbe un premio all'Esposizione italiana. Quei quadri erano ancora legati al gusto storico e accademico vivo in Italia nel primo Ottocento, ma ben presto il Bechi si staccò da tali esperienze, si rivolse ad interessi più attuali e partecipò con fervore ai nuovi moti artistici e patriottici del secondo Ottocento toscano: con De Tivoli, Fattori, Signorini, Borrani e Cecioni collaborò, infatti, alle nuove ricerche pittoriche, che si conclusero poi con le affermazioni dei macchiaioli; con Banti, Signorini, Cabianca e altri toscani era stato nel 1861 a Parigi senza peraltro interessarsi al movimento impressionista.

Appassionato per la "macchia", anche il Bechi se ne fece un seguace convinto, creando deliziose piccole composizioni la cui freschezza e vivacità lo distinguono anche in seno alla corrente pittorica fiorentina, come attesta uno dei suoi primi quadri di tal genere, Renaiolo a Castiglioncello, che ricorda molto nella distribuzione delle luci le opere del Puccinelli (es., il Sabato Santo).
Tale desiderio di rinnovamento sembra riflettersi nella sua vita di patriota, accesa di nobili ideali e direttamente impegnata nelle vicende del Risorgimento. Partecipò, infatti, alla guerra del 1859 e nel 1866 seguì Garibaldi nel Trentino, cadendo prigioniero a Bezzecca. Sono di questo intenso periodo i suoi quadri più riusciti paesaggi, scene di genere. Più tardi, dal 1870, divenuto professore all'Accademia di Firenze, il suo fare divenne alquanto generico e convenzionale, come se l'entusiasmo degli anni di lotta si fosse attenuato e spento in un più sereno ménage borghese. Sta di fatto che nei suoi quadri la ricerca realistica, di marca cecioniana, si muta in spicciola cronaca e in fragile convenzionale pretesto. Di questo periodo sono: La bolla di sapone, già presso la Galleria Pisani di Firenze, La lezione di treccia, Scherzi col gomitolo, Scherzi col gatto (di essi non si conosce l'attuale ubicazione).
Negli ultimi anni visse appartato e dimenticato. Morì a Firenze il 19 novembre 1919.
Tranne che in una piccola mostra privata (alla Galleria Fontanarosa di Roma nel 1933, dove fu esposto il quadro Al castello di Vincigliata), le sue opere non apparvero più in alcuna esposizione, neppure per le varie commemorazioni dei macchiaioli, come quella tenuta nella Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma nel 1956. Sta di fatto, comunque, che il Bechi, almeno per il periodo più fervido della sua vita, è da considerare elemento non trascurabile nella storia del rinnovamento pittorico toscano nel sec. XIX.
Tra le sue opere: Dopo la burrasca (Genova, Pinacoteca), Casa rustica, Il gen. De Sonnaz salvato dal volontario milanese marchese Faldini (Firenze, Gall. d'arte moderna) e Contadina con un vaso ([già a] Madrid, Museo del Prado).

(fonte: Claudia Refice Taschetta in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7, 1970)